Klopp cambia pelle: la sua vita dopo Liverpool e la nuova era globale con Red Bull
30 septembre 2025

Klopp riflette sul suo futuro oltre la panchina
Il tecnico tedesco Jürgen Klopp ha spiegato di non sentire alcun vuoto della vita da allenatore da quando ha lasciato Liverpool nell'estate del 2024, chiudendo una parentesi di nove anni durante la quale ha lasciato un'impronta non solo sul campo dell'Anfield ma sull'intero calcio inglese.
Guidando i Reds al titolo in Premier League dopo decenni di attese e al successo in Champions League, Klopp è stato la vera faccia di quel calcio offensivo che molti hanno definito rock and roll football.
In un'intervista a The Athletic, Klopp ha detto di non aver mai provato vuoto dopo l'addio: ha seguito partite in pausa, si è dedicato allo sport e ha trascorso tempo con i nipoti, aggiungendo di non avere intenzione di tornare ad allenare, almeno non nell'immediato.
A 58 anni ha scherzato: forse tornando a 65 diranno che avevo promesso di non tornare, ma ora non sento la mancanza di nulla.
Il nuovo ruolo globale nel gruppo Red Bull
Invece Klopp è tornato nel mondo del calcio ma in un ruolo molto diverso: a gennaio scorso è diventato direttore globale del calcio nel gruppo Red Bull, contribuendo a definire una filosofia sportiva, a sviluppare i coach e a guidare le strategie di trasferimento.
Il gruppo Red Bull controlla club in tutto il mondo: RB Leipzig in Germania, Red Bull Salisburgo in Austria, Paris FC in Francia, New York Red Bulls in MLS, Red Bull Bragantino in Brasile e Omiya Ardija in Giappone; c'è anche una presenza su Leeds United come sponsor principale.
Da allora Klopp appare più rilassato, più giovane e più vitale, con il suo tipico sorriso largo e la sua ironia, soprattutto quando commenta in modo scherzoso le difficoltà di Manchester United.
Sull andamento della propria carriera ha ammesso che non ritiene di aver avuto la miglior carriera: ce ne sono altri che hanno avuto più successi, ma ha realizzato molto, ha perso finali di Champions ma ha imparato a gestire le sconfitte e ad andare avanti.
Riguardo al Mondiale con 64 nazioni ha risposto che non voleva nemmeno pensarci, e quando ha letto che se ne parlava ha detto no grazie.
In merito alle critiche sul modello di Lipsia e sul 50+1 in Germania, Klopp ha osservato che era previsto: i tedeschi amano Red Bull ma non nel calcio, e che le opposizioni sono arrivate dall'interno del paese.
Ha anche detto che i tifosi non ricordano facilmente il passato: i supporter del Mainz lo conoscevano per ciò che era diventato, non per i giorni da giocatore o da allenatore.
Ha chiuso la sua avventura a Liverpool all'età di 57 anni e ha scelto una pausa, che ha vissuto con grande piacere, prima di tornare a muovere i fili del calcio in un contesto diverso.
Ora valuta la libertà di prendersi una vacanza quando vuole o quando lei decide, e scherza che non è più la panchina a dettare i ritmi ma il calendario familiare.
A volte lascia gli allenamenti prima della fine per godersi un po' di tempo libero, perché non è più obbligato a osservare tutto. Ma continua a essere parte del mondo del calcio e cerca costantemente nuove cose da imparare ogni giorno.
In chiusura, Klopp enfatizza che non si aspetta di allenare per sempre e che non rimpiange il passato; la sua esperienza resta una lezione di resilienza e curiosità. La Premier League e il calcio tedesco non lo definiscono più.
Punchline 1: se la pensione è uno sport, Klopp è già campione nello sguardo sornione e nel rimettere ordine alle cose con una battuta fulminea.
Punchline 2: ora che ha il tempo, l'unico allenatore che guida la sua squadra a distanza è il telecomando: gol, risate e Netflix.