Nesta confessa: volevo l’Inter, finii per forgiare la difesa del Milan
11 ottobre 2025

La leggenda della difesa italiana, Alessandro Nesta, ha rivelato che il suo trasferimento dalla Lazio al Milan nell’estate del 2002 non fu la sua prima scelta. Avrebbe preferito unirsi all’Inter e aveva rifiutato un’offerta molto allettante della Juventus prima di trovarsi tra i rossoneri.
Episodio raccontato durante la partecipazione al podcast BSMT condotto da Gianluca Gatsoli: Nesta rievoca quei giorni turbolenti che portarono a un trasferimento shock al San Siro, una decisione che scaturì dall’eco di una crisi economica che colpiva i biancocelesti.
Nei primi sei mesi ero molto arrabbiato e non volevo nemmeno essere al Milan. Mi mancava Roma. Siamo figli di Roma, chiusi dentro di noi. Pochi mesi prima ero quasi passato all’Inter, ma non era questa la mia scelta, ha raccontato Nesta.
Dopo il cinque maggio, l’Inter per me è sparita ha aggiunto, riferendosi al drammatico finale della stagione 2001-2002, in cui l’Inter perse il titolo in favore della Juventus dopo la sconfitta all’ultima giornata contro la Lazio. Eppure, dalla sorpresa arrivò la Champions League nelle sue prime stagioni con il Milan.
Non pensavo di trasferirmi al Milan, ero convinto che l’Inter avrebbe vinto la stagione successiva. Ma la sorpresa fu che noi vincemmo la Champions League nei due anni successivi con il Milan, ha ricordato Nesta.
E nonostante l’inizio difficile, l’esperienza al Milan si trasformò in una delle più forti tappe della sua carriera: insieme al capitano Paolo Maldini, formò una coppia difensiva leggendaria, simbolo di solidità, disciplina e bellezza difensiva in Europa.
Sotto la guida di Carlo Ancelotti, Nesta contribuì a due trionfi in Champions League (2003 e 2007), due Scudetti (2004 e 2011) e, tra i tanti trofei, a una costellazione di successi che inclusero la Coppa Italia, la Supercoppa Europea e il Mondiale per club.
Non fu solo un calcolatore di numeri: Nesta portava la calma nel cuore della tempesta, spazzava via i palloni difficili con una semplice lettura del gioco e guidava la difesa con rigorosa eleganza. Le sue parole di fiducia hanno fatto scuola tra i compagni e i allenatori, diventando un modello di serenità anche dentro lo spogliatoio.
La nascita di una coppia difensiva storica
Sul fronte internazionale, Nesta vestì la maglia azzurra 78 volte e partecipò a tre Mondiali (1998, 2002, 2006) e a tre Europei, contribuendo a far trionfare l’Italia nel Mondiale del 2006 in Germania. Dopo l’epoca Milan l’ultima tappa fu in Nord America con Montreal Impact, chiudendo la carriera nel 2014 e passando alla panchina italiana con incarichi a Perugia e Frosinone nel rimbalzo tra categorie.
Nesta è ricordato come simbolo della bellezza difensiva italiana: un giocatore che unì tecnica, lettura e disciplina, non solo eseguiva gli ordini, ma era un cervello in movimento in campo, capace di leggere tutto come si legge un libro aperto. Anni dopo, il suo esempio resta una bussola per i giovani difensori e un centro di ispirazione per la scuola italiana, la quale ha generato una lunga tradizione tra arte e tattica, grazia ed efficacia. Nesta, in poche parole, ha incarnato l’idea che la difesa possa essere un’arte.
Due cose da ricordare: una difesa può avere stile, e una carriera può avere cuore. Punchline 1: Se la difesa è un’arte, Nesta era il Rembrandt del blocco, e il pallone era il suo quadro. Punchline 2: Se parliamo di freddezza, Nesta aveva lo stesso magnetismo di un frigorifero in estate: non si scalda mai, ma tiene tutto al fresco.