Contesto e decisioni della FIFA
Secondo Victor Montalianni, vicepresidente della FIFA, è la FIFA, non i governi, a decidere in ultima istanza le sedi che ospiteranno le partite del Mondiale 2026.
La settimana scorsa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha insinuato che alcune città potrebbero essere dichiarate non sicure per ospitare la competizione estiva e potrebbe modificare il piano di ospitalità approvato dalla FIFA nel 2022, che prevede stadi della NFL vicini a New York, Los Angeles e San Francisco.
Le 11 città statunitensi designate, insieme a tre città in Messico e due in Canada, hanno contratti in essere con la FIFA: cambiare sedi potrebbe comportare ostacoli logistici e legali significativi nelle otto mesi che precedono l’inizio della competizione il 11 giugno.
Ha aggiunto che si tratta di una competizione FIFA ed è responsabilità della FIFA prendere tali decisioni.
La visione della FIFA e la risposta ai leader mondiali
Questa disciplina è più grande di qualsiasi dibattito politico attuale; con tutto il rispetto per i leader mondiali odierni, il calcio è al di sopra di loro e supererà i loro sistemi, governi e slogan.
Le osservazioni di Trump la settimana scorsa sono nate in risposta a domande sulle sedi e sulla sua posizione sull’immigrazione e la sicurezza.
Nel linguaggio della Casa Bianca, se una città è considerata insicura, la sposteremo altrove; qualunque città che rappresenti un rischio minimo sarà spostata, ma speriamo che non sia necessario.
La FIFA, che ha contratti con le città ospitanti, deve bilanciare impegni finanziari, sicurezza, visti e applicazione della legge.
Il presidente Infantino, che visita spesso la FIFA, non ha commentato pubblicamente se alcune città siano ritenute rischiose per il Mondiale che comprende 48 squadre e si protrae fino al 19 luglio.
BeIN Sports ha evidenziato le preoccupazioni espresse da Trump sulle sedi di San Francisco e Seattle.
Trump ha aggiunto: stiamo lavorando per garantire la sicurezza; se una città presenta pericolo, le partite verranno spostate in una sede vicina.
Il Mondiale 2026 è previsto in tre paesi: USA, Messico e Canada, dal 11 giugno al 19 luglio.
Oltre ai problemi di sicurezza, emergono altre crisi interne agli Stati Uniti che potrebbero influire sull’organizzazione.
Altri problemi
Secondo la BBC, una paralisi tra democratici e repubblicani potrebbe impedire l’approvazione di un bilancio che finanzi i servizi governativi durante ottobre e oltre.
Anche se la chiusura si risolvesse, l’estate resta una sfida: temperature che superano i 35 gradi in città come Dallas, Houston e Kansas City.
In risposta, la FIFA ha promesso pause per bere, modifiche agli orari e misure sanitarie avanzate; i rischi restano per giocatori e spettatori.
I biglietti hanno suscitato malcontento, soprattutto per chi viaggia dall’estero, con timori di speculazione, rivendita a prezzi elevati e potenziali attacchi informatici ai sistemi di prenotazione.
La gestione dei calendari e degli orari estivi potrebbe non facilitare la partecipazione dei fan locali, come è accaduto in event simili in passato.
In sintesi, tra sicurezza, logistica e biglietteria, il Mondiale 2026 si presenta come una sfida complessa; comunque, il calcio continua a dribblare le polemiche politiche. E se i capi non capiscono che lo spettacolo è più forte di loro, pazienza: la palla continuerà a rotolare e la gente continuerà a tifare.
E se la politica si mette in mezzo, ricordate: il calcio resta l unico linguaggio che tutti capiscono. Morale della favola: la palla non chiede permessi ai potenti; rotola e colpisce dritta nel cuore dei tifosi.