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Inzaghi non impara la lezione: l'Hilal si salva grazie alle stelle in una tattica da incubo

29 septembre 2025

Inzaghi non impara la lezione: l'Hilal si salva grazie alle stelle in una tattica da incubo
L'Hilal vince 3-2 a Karshi: analisi di una tattica controversa ma vittoriosa

Sembra che l’allenatore italiano Simone Inzaghi, tecnico dell’Al-Hilal, non abbia imparato la lezione e rischi una nuova caduta stagionale, salvata solo dalle individualità di talento.

L’Hilal ha conquistato una vittoria sofferta 3-2 in trasferta contro Nasaf in Uzbekistan, nella seconda giornata della fase a gironi della AFC Champions League Elite.

La squadra si porta dunque a 6 punti in vetta al raggruppamento occidentale, mentre Nasaf resta a 0 punti e chiude al 12° posto.

Il match è stato un campanello d’allarme: la mancanza di due esterni (Salah Al-Dosri e Malcolm) e l’assenza dell’attaccante Darwin Núñez hanno costretto Inzaghi a riflessioni rapide e a una scelta tattica audace.

Il tecnico ha optato per una trasformazione sostanziale, tornando a una difesa a tre, con Kalidou Koulibaly e Ali Al-Bulayhi al centro, e Hassan Tamakti come terminale difensivo, sostenuti dai terzini dinamici Théo Hernández e Hamad Al-Yami.

In mezzo al campo, Inzaghi ha schierato un trio composto da Rubén Neves, Mohammed Kanno e Serge Milinković-Savić, lasciando a Milinković-Savić compiti offensivi centrali insieme a Marcus Leonardo e Abdullah Al-Hamadán.

In pratica, il felsineo tecnico ha riaperto la strada al classico 3-5-2 che aveva adottato con l’Inter e che aveva già mostrato in momenti diversi durante la World Cup 2025.

La partenza è stata una conferma: la squadra ha mantenuto il possesso, ma la mancanza di frecce sulle ali e l’inserimento di marcature non sempre precise hanno reso gli ultimi terzi di campo una zona di mare mosso.

Piano di Inzaghi

La squadra è entrata in campo con l’idea di superare la pressione avversaria in profondità e di sfruttare le verticalizzazioni di Milinković-Savić e dei trequartisti, ma l’assenza di Dosri e Malcolm ha limitato le soluzioni esterne.

La scelta di utilizzare una linea difensiva a tre ha esposto lacune tra il terzino sinistro e il centrale, soprattutto quando Theo Hernández si è spinto in avanti.

Nonostante la difesa a tre, i problemi di rifinimento offensivo hanno costretto l’Hilal a cercare soluzioni in profondità, con i centrocampisti che hanno provato a guidare la manovra e a creare occasioni per Leonardo e Hamdan.

La sensazione è che, nonostante la superiorità numerica a centrocampo, manchi ancora una precisa alternanza tra possesso e finalizzazione, la chiave per chiudere le partite in trasferta contro squadre ostiche.

Schemi ricorrenti e fragilità difensive

È evidente che questa impostazione, seppur familiare, porta vecchie ferite: una diffusa fragilità difensiva che emerge soprattutto quando l’Hilal prende vantaggio e si lascia andare a contenimenti difensivi troppo conservativi.

In passato, con un altro allenatore, tre difensori sono stati utilizzati in tre occasioni senza riuscire a portare a casa il risultato. Le sconfitte e i pareggi maturati in campionato e in tre gare di AFC hanno lasciato un alone di dubbio.

Nel match contro Nasaf, la squadra ha subito gol su motivi di copertura tra i tre centrali e la mezz’ala di contenimento, oltre a una fase offensiva che non ha trovato continuità.

Il risultato finale ha mostrato un pattern ricorrente: ogni volta che l’Hilal avanza, spesso si ritrova a difendere oltre l’aria del tempo, consentendo al contropiede avversario di riaprire la partita.

La riflessione è: come evitare che questa tendenza diventi abituale anche nelle prossime gare? L’allenatore dovrà bilanciare meglio la fase offensiva con quella difensiva, soprattutto nelle fine partite, quando serve un timing di chiusura più affilato.

Conclusioni e lezioni

Il contesto di questa sfida rimane complesso: l’Hilal ha mostrato carattere, ma anche segnali preoccupanti di fragilità offensiva e difensiva. Se l’obiettivo è vincere il gruppo occidentale, Inzaghi dovrà forgiare una quadratura del cerchio tra le assenze chiave, la gestione del ritmo della partita e la finalizzazione.

In fondo, la vittoria è arrivata grazie alle qualità individuali dei giocatori, non a una tattica impeccabile. E se la tattica è una freccia, a volte è utile che sia ace e non conficcata nel tappeto erboso.

Se continua questo trend, però, il prossimo esame contro altre avversarie potrebbe rivelarsi più duro. Meglio recuperare l’equilibrio e lasciare che le stelle risolvano le partite, piuttosto che tentare di guidare da soli l’orchestra.

Punchline 1: se la tattica fosse una freccia, Inzaghi la lancia sempre all’indietro e si chiede perché la palla torna a casa senza suonare la campanella.

Punchline 2: l’Hilal ha vinto, ma la tattica è rimasta in coda: forse è tempo di chiamare un cartomante tattico o di chiedere a Dio di darci un assistente di campo.

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Sofia Soso

Sono Sofia Soso, giornalista sportiva italiana nata nel 1996. Appassionata di immersioni subacquee, pittura su seta e canto lirico, condivido con entusiasmo la mia visione sensibile dello sport.

Domande frequenti

Perché Inzaghi ha scelto la 3-5-2?

Per ottimizzare la copertura difensiva centrale e sfruttare la presenza di Milinković-Savić, ma ha pagato in termini di ampiezza sulle corsie.

Quali problemi offensivi sono emersi?

Mancanza di ali operative per creare gioco esterno e necessità di finalizzare con maggiore efficacia negli ultimi passi.

Qual è la lezione per le prossime gare?

Bilanciare meglio fase offensiva e difensiva, evitare ripetizioni del pattern di arretramento e capitalizzare i momenti di vantaggio.