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Con la fede nel Liverpool: un tifoso corre 3.666 km per sfidare un tumore al cervello

16 novembre 2025

Con la fede nel Liverpool: un tifoso corre 3.666 km per sfidare un tumore al cervello
Un tifoso del Liverpool supera ostacoli enormi correndo in India.

Dettagli dell’impresa

In un’impresa ispirata oltre i limiti della volontà, Jack Vaint, tifoso del Liverpool di 32 anni, ha percorso 3.666 chilometri (2.278 miglia) in India nonostante un tumore al cervello attualmente non curabile. Stando a The Athletic, la missione è cominciata dopo la diagnosi di marzo 2019, quando gli fu detto che avrebbe potuto avere buone probabilità di vivere oltre i quarant’anni solo se la vita prendesse una piega diversa. Nonostante la prognosi, ha portato a termine la sfida con sei giorni di anticipo, dimostrando che il corpo può sorprendere spesso dove la mente si pone come scudo contro il dolore.

Durante l’itinerario, ha percorso mediamente circa 50 chilometri al giorno, impiegando tra le 7 e le 9 ore quotidiane, sfidando stanchezza, dolore e lesioni. Le condizioni fisiche sono state costanti ostacoli, con momenti di sonnolenza durante la corsa, vesciche ai piedi, un grave attacco di intossicazione alimentare che lo ha costretto a fermarsi per alcuni giorni, e persino un infortunio al tendine che lo ha costretto a riposare l’undicesimo giorno, seguito però da una ripresa spettacolare che lo ha visto correre nuovamente quanto bastava per assumersi una distanza pari a una maratona nel giorno successivo, grazie a terapie di bendaggio e ghiaccio.

La squadra dietro la sfida

Il viaggio è partito dal nord dell’India, dal campo base di Siatsein tra le montagne dell’Himalaya a oltre 12.000 metri di altitudine. A fianco a lui c’era Jordan Fireklov, l’ex responsabile della preparazione fisica del Liverpool, che lo accompagnava fornendo massaggi e supporto lungo strade affollate. Tra i protagonisti anche Fred Reed, responsabile della logistica e della pianificazione del percorso, tre fotografi e Daniel Robinson, fotografo e operatore di droni, oltre al nutrizionista personale di Vaint, che ha curato un apporto di 5.000-6.000 calorie al giorno per sostenere l’impresa.

“In certi giorni, mangiare era più faticoso della corsa”, ha confidato Vaint durante la ventesima giornata del percorso. Il gruppo viaggiava a bordo di camper, alternandosi per correre accanto a lui e mantenere alto il morale. La fiducia e la forza arrivavano anche da una lettera di incoraggiamento inviata dal tecnico del Liverpool, Arne Slot, che ha giocato un ruolo cruciale nel sostenere la motivazione di Vaint attraverso i terrains più impervi.

Nel periodo di preparazione, Vaint ricevette sostegno anche da Federico Kiessá e dall’ex giocatore John Barnes, il cui incoraggiamento ha avuto un impatto determinante nelle fasi più delicate della sfida. L’eroe vive attualmente a Città del Capo, in Sudafrica, con un’amica ed è consapevole che potrebbe aver bisogno di un intervento chirurgico al cervello nel 2026, ma preferisce concentrarsi sul presente, celebrare la vittoria personale e godersi la vita insieme alle persone care.

Prima della diagnosi, Vaint aveva vissuto a Melbourne, in Australia, dove ha scoperto la presenza del tumore dopo aver avuto una crisi convulsiva mentre pedalava, portandolo a ricovero al Royal Melbourne Hospital. Dopo la diagnosi ha intrapreso un lungo viaggio che lo ha portato, in quattro mesi, attraverso l’America Latina e l’Asia, scoprendo i benefici dello yoga, della meditazione e delle tecniche di respirazione in India, elementi che hanno rimodellato la sua percezione della malattia e hanno favorito la pratica quotidiana della gratitudine.

Al ritorno, Vaint ha rimescolato le priorità: ha iniziato a correre con l’obiettivo di completare maratone, partecipando a gare di lunga distanza e raccogliendo fondi per associazioni che combattono il cancro. Tra i traguardi personali spicca una corsa di 650 chilometri lungo la costa del Sud Africa in 14 giorni, come preparazione al grande capitolo in India. I sei mesi che precedettero l’impresa furono i più duri: bilanciare lavoro in una startup, allenarsi sei giorni la settimana e reperire i fondi per un progetto valutato intorno a 80.000 sterline (circa 105.000 dollari), con eventuali fondi in più destinati alle associazioni benefiche in UK e in India.

Riflettendo sull’esperienza, Vaint ha detto: “Non mi considero una persona eccezionale, ma cerco di reagire in modo normale: non ci si rattrista per ciò che è accaduto; si agisce in modo positivo e efficace”. Ha ammesso anche che, negli ultimi sei anni, ha vissuto periodi di depressione, ma ha imparato a resistere con pazienza e costanza, avvalendosi di meditazione, gratitudine e sostegno familiare. Attualmente, vive a Cape Town con la sua compagna e resta aperto all’ipotesi di ulteriori trattamenti medici nel prossimo futuro, senza però rinunciare a celebrare la vita e i successi ottenuti con le persone care.

La sua filosofia è chiara: “L’unico aspetto su cui abbiamo un controllo è la nostra reazione. Possiamo trasformare le avversità in qualcosa di ispirante che possa guidare gli altri”. Ha inoltre sottolineato l’obiettivo di dimostrare a chi è affetto da tumori cerebrali o altre forme di cancro che la fine non è inevitabile e che si può affrontare la sfida trasformandola in una fonte di forza e ispirazione. E una nota finale dal mondo del pallone: se la vita ti mette davanti una curva impossibile, scatta la tua maratona personale, perché a volte la distanza è solo una questione di punto di vista.”

Punchline finale: se la diagnosi è una curva, lui risponde con una sprintata; se la malattia prova a fermarti, questa è la tua occasione per iniziare a correre davvero. E, tra una curva e l’altra, ricorda: i chili persi durante l’allenamento si ritrovano tutti in spensierate risate a tavola. Due battute per chiudere: 1) Se la malattia ti spara addosso, rispondi con adrenalina in playlist: la tua maratona ti aspetta. 2) Un tumore al cervello non è una scusa: è una motivazione per correre più forte e dimostrare che anche la resistenza ha una linea di codice chiamata “reazione”.

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Karim Lejaffa

Sono Karim Lejaffa, giornalista sportivo francese nato nel 1997. Appassionato di astronomia, scultura su pietra e danza contemporanea, condivido con entusiasmo la mia visione sensibile dello sport.

Domande frequenti

Chi è l’atleta protagonista della storia?

Un tifoso del Liverpool di 32 anni, Jack Vaint, che ha corso in India per 3.666 km nonostante un tumore al cervello.

Qual è stata la distanza percorsa e quali ostacoli ha affrontato?

3.666 chilometri con difficoltà come sonnolenza, vesciche, intossicazione alimentare e un infortunio al tendine; ha comunque terminato l’impresa prima della scadenza.

Chi ha supportato Vaint durante l’impresa?

Una squadra comprendente Jordan Fireklov, Fred Reed, tre videomaker, Daniel Robinson, e messaggi di sostegno da parte di Arne Slot e Federico Kiessá, tra gli altri.