Dopo 15 anni, Alonso potrebbe realizzare la profezia di Mourinho?
19 ottobre 2025

Una profezia che resiste al tempo
Nel 2010, quando Xabi Alonso era ancora un centrocampista del Real Madrid, José Mourinho indicò con sicurezza che avrebbe avuto una carriera da allenatore di primo livello. La profezia, detta con la solita schiettezza che lo contraddistingue, sembrava un semplice aneddoto tra due protagonisti, ma ha aperto un filone di curiosità su una delle carriere più progressive del calcio moderno.
All'epoca, Alonso non aveva ancora imboccato la via dell'allenatore, ma la sua mente tattica era già evidente a chi osservava da vicino il centrocampo madridista. La sua fame di capire i meccanismi del gioco lo portò a chiedere spiegazioni a Mourinho su ogni movimento: domande che non sempre si sentono da un giocatore in fase di massima brillantezza, ma che testimoniano la sua sete di conoscenza.
L'alleanza tra mente tattica e automatismi
Nella stagione 2010-2011, Mourinho guidò il Real Madrid e Alonso divenne uno dei due fulcri nel centrocampo, spesso affiancato da Sami Khedira. Era una relazione professionale, fatta di disciplina, analisi e una costante ricerca di miglioramento. Alonso non era solo un regista di passaggi: era una mente che trasformava le azioni in schema, studiando movimenti, tempi e spazi.
Il tecnico portoghese sfruttò al meglio le sue doti, imponendo una versione del classico 4-2-3-1 che affidava ad Alonso un ruolo di primo piano nel legame tra difesa e attacco. In quell'epoca, la squadra realizzò uno dei periodi più prolifici della sua storia; nel 2011-2012 il Madrid vinse la Liga con 100 punti e segnò 121 gol, record allora irraggiungibile per molti club.
La memoria di Guardiola e la lunga gavetta
José Mourinho ha spesso ricordato come Xabi Alonso gli ricordasse Pep Guardiola, soprattutto per la lucidità nel trasformare un proprio ruolo in una funzione davvero decisiva per la squadra. La curva della carriera di Mourinho ha avuto un collante importante: in diversi momenti ha lavorato a stretto contatto con allenatori che hanno definito il suo modo di fare calcio. Accanto a lui, Alonso ossequiosamente maturava una comprensione del gioco che trascendeva i singoli gesti tecnici.
Nella sua giovinezza, Mourinho entrò a Barcellona come assistente di Sir Bobby Robson e, successivamente, sotto Louis van Gaal. Lavorare così a stretto contatto con figure che avevano già una visione ampia del calcio fuse l’esperienza con l’istinto: un mix che, agli occhi di Alonso, ha creato una "educazione completa" per chiunque ambisca a guidare una squadra.
Il legame tra Alonso e Guardiola ha continuato a ispirarlo: l'allenatore spagnolo, infatti, ha lasciato un segno sui ruoli offensivi e sulle pressioni alte, elementi che Alonso ha provato a replicare in seguito in diverse parti d'Europa.
Dal bravissimo regista al timoniere in attesa
Nella conferenza video dedicata al videogioco Top Eleven del 2019, Mourinho descrisse Alonso come cresciuto in una casa di tecnici: "papà era allenatore", disse, e si capì che la crescita di Alonso era avvenuta in un ambiente dove la tattica era una lingua familiare. L’affermazione rispecchia quanto la sua formazione sia stata completa: ha giocato in Spagna, Inghilterra e Germania e ha lavorato sia con Guardiola al Bayern che con me al Real Madrid, Ancelotti al Real e Benítez a Liverpool.
Se si combinano queste esperienze, secondo Mourinho, Xabi possiede tutte le qualità per diventare un allenatore eccezionale. E la sua fiducia nel futuro è stata confermata dal passo successivo della carriera: un cammino che lo ha portato verso ruoli di responsabilità sempre maggiori e a una visione del calcio orientata non solo al risultato immediato, ma al modello di gioco a lungo termine.
Una partenza sorprendente e la svolta a Leverkusen
La svolta arriva quando Alonso passa alla guida di Bayer Leverkusen nel 2022. All'inizio, la squadra sembrava destinata a lottare per la salvezza, ma il tecnico spagnolo ha saputo ribaltare le percezioni. Con il suo approccio moderno, puntando sul controllo del centrocampo, sull’equilibrio tra pressing alto e costruzione dal basso, Leverkusen è risalita in classifica e, nel primo anno, ha chiuso al sesto posto e raggiunto la semifinale dell’Europa League.
La stagione successiva è quella che ha consacrato Alonso come allenatore di alto livello: nel 2023-2024 ha guidato Leverkusen al primo titolo della sua storia in Bundesliga, offrendo una primavera di gioco offensivo, dinamismo e sviluppo di giocatori. La sua filosofia fondata su disciplina, rapidità di transizione e gestione delle risorse ha rinnovato l’idea di come si possa costruire una squadra competitiva partendo dal centrocampo.
Il momento attuale e le prove difficili
Quel successo ha attirato l’attenzione dei grandi club: Alonso è tornato a Madrid, questa volta non come giocatore ma come allenatore. Anche se il Real Madrid ha avviato la stagione con buoni segnali in Liga e in Champions, le critiche non mancano quando affronta avversari di alto livello. Il primo vero banco di prova è stato un ko pesante per 4-0 contro il Paris Saint‑Germain in semifinale di un torneo internazionale, e una sconfitta 2-5 nel Clasico contro il Barcellona ha scosso l’ambiente.
Ora l’attenzione si sposta sull’impegno contro Barcellona nel Clasico della prossima settimana e sui grandi avversari europei come Juventus, Liverpool e Manchester City nel torneo continentale. Le risposte che arriveranno su questi palcoscenici potrebbero definire non solo la sua stagione, ma l’inizio di una nuova era per la gestione di grandi squadre.