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Tebas bacchetta la Superlega: BarcellonaSceglie la via della stabilità europea

4 octobre 2025

Tebas bacchetta la Superlega: BarcellonaSceglie la via della stabilità europea
Tebas celebra la scelta di Barcellona di restare nell’UEFA e di guardare al futuro dentro un sistema regolamentato.

Contesto e dichiarazioni di Tebas

Negli ultimi giorni Javier Tebas, presidente della Liga spagnola, ha espresso un ottimismo prudente sul fatto che Barcellona stia allontanandosi dal progetto controverso della Superlega e si stia avvicinando alle competizioni ufficiali gestite dall’UEFA. Secondo lui, questa scelta potrebbe rafforzare l’ordine e la stabilità del calcio europeo, non solo per il club catalano ma per l’intera scena continentale.

Le sue parole sono emerse durante una cerimonia di premiazione dedicata all’associazione dei giornalisti sportivi spagnoli, una cornice votata all’inclusione e al volontariato nello sport. Tebas ha poi confermato in radio che Barcellona aveva espresso preoccupazioni sul progetto della Superlega e che sarebbe stato felice se avesse deciso di ritirarsi. Pur non essendo un sostenitore entusiasta della UEFA, ha detto di preferire che Barça resti affiliata alle istituzioni europee piuttosto che unirsi al progetto della Superlega.

La sua visione sembrerebbe offrire una lettura duplice: rigetto netto della Superlega e sostegno implicito al Barcellona nello sforzo di consolidare legami con le strutture ufficiali, un percorso che potrebbe contribuire alla stabilità del calcio europeo.

La sfida di Camp Nou e la saga della Superlega

In parallelo, Tebas ha toccato il tema del nuovo stadio di Barcellona, lo Spotify Camp Nou, osservando di non aver discusso direttamente con la dirigenza su tale questione. Ha però seguito da vicino le pratiche di permessi di costruzione e le sfide normative che circondano la ristrutturazione. Sebbene non sia stato possibile un ritorno immediato sul campo, ha sostenuto che attendere per superare le barriere potrebbe rivelarsi un investimento di lungo periodo più proficuo che una lamentela continua.

La narrazione della «Superlega» resta una delle pagine più controverse della storia recente del calcio. L’idea nacque agli inizi degli anni ’90 tra club importanti in Inghilterra, Italia e Spagna, con l’obiettivo di creare una competizione chiusa che garantisse autonomia finanziaria. Nel 2021, dodici club hanno annunciato formalmente la nascita della competizione, tra cui Real Madrid, Barcellona e Atlético Madrid, insieme a Manchester United, Manchester City, Chelsea, Liverpool, Tottenham e Arsenal dall’Inghilterra e Juventus, Inter e Milan dall’Italia. Il progetto fu visto da molti come una rottura dei principi fondamentali del calcio europeo, con una forte ondata di opposizione.

La reazione fu immediata: proteste dei tifosi, pressioni istituzionali e resistenze interne portarono al ritiro di sei club inglesi entro 48 ore dall’annuncio originale, provocando il crollo della prima versione. Nonostante ciò, Madrid, Barcellona e la Juventus hanno continuato a sostenere l’iniziativa, presentandola in tribunale come una sfida contro l’egemonia dell’UEFA, invocando principi di libertà di mercato. Nel dicembre del 2023, la Corte di Giustizia Europea ha riconosciuto un successo parziale agli sponsor della Superlega, affermando che l’UEFA non possiede un diritto assoluto di impedire nuove competizioni, pur mantenendo la sua autorità sulle manifestazioni ufficiali. Questo ha riacceso la discussione su una versione rivista aperta a una partecipazione più ampia e strutturata su livelli differenti.

Tuttavia, Tebas è stato tra i principali oppositori dell’iniziativa, descrivendola come una minaccia all’ordine e alla giustizia della concorrenza nel calcio europeo. Alexander Čeferin, presidente dell’UEFA, ha definito la Superlega come un “prodotto per élite” che rischia di snaturare lo spirito popolare della disciplina.

Dal lato barcellonese, Barcellona ha mostrato segnali di allontanamento dalla spinta iniziale: l’interesse a riallinearsi con le istituzioni ufficiali come la UEFA è stato interpretato come una mossa per ripristinare l’equilibrio con le altre grandi squadre, soprattutto in un contesto economico e organizzativo complicato. Tebas ha accolto favorevolmente questa evoluzione, vedendo in essa l’inizio di una stagione più stabile per la football europeo, con un messaggio chiaro che la spinta rivoluzionaria del 2021 ha perso parte della sua forza.

In conclusione, Barcellona sembra puntare su un ritorno al centro dell’ecosistema calcistico ufficiale, mentre l’ombra della Superlega continua a muoversi ma con meno fervore rispetto al passato. Se la squadra catalana mantenesse questa linea, l’equilibrio tra istituzioni e potenze economiche potrebbe ritrovare una via di dialogo più costruttiva e meno carica di controversie.

Punchline 1: Se la Superlega fosse una dieta, Barcellona l’avrebbe già provata: poca sostanza, molta pubblicità, e il peso del botto mediatico resta alto. Punchline 2: Se Tebas indossasse una cravatta ogni volta che si parla di innovazione, probabilmente la cravatta sarebbe già in un museo insieme alle sue note sul fair play, perché alla fine è la pazienza dei tifosi che regala il vero spettacolo.

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Karim Lejaffa

Sono Karim Lejaffa, giornalista sportivo francese nato nel 1997. Appassionato di astronomia, scultura su pietra e danza contemporanea, condivido con entusiasmo la mia visione sensibile dello sport.

Domande frequenti

Qual è la posizione di Tebas sul progetto della Superlega?

Tebas guarda con scetticismo e critica la Superlega, promuovendo la permanenza del Barcellona e degli altri club nelle competizioni UEFA per mantenere ordine e competitività aperta.

Perché Barcellona sembra orientarsi verso l’UEFA?

La scelta è letta come un ritorno alle istituzioni ufficiali e a una stabilità economica e sportiva, in contrapposizione al modello chiuso proposto dalla Superlega.

Qual è lo stato del nuovo stadio di Barcellona, Spotify Camp Nou?

Il progetto è in corso di ricostruzione; permessi e regolamenti hanno rallentato i lavori, ma Tebas suggerisce di mantenere la pazienza piuttosto che lamentarsi.