Una ferita ancora aperta: Benítez racconta perché al Real Madrid il tempo corre più in fretta
13 ottobre 2025

Il tempo è tiranno, soprattutto a Madrid
Lo spagnolo Rafael Benítez è ancora perplesso su come sia terminata la sua breve esperienza al Real Madrid, durata appena sette mesi, a quasi un decennio dalla sua partenza dal club più celebre della capitale.
Guidò il Real Madrid in appena 25 partite, conquistando 17 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte.
Il tecnico navigato, arrivato nell’estate del 2015 per prendere il posto dell’italiano Carlo Ancelotti, ha rilasciato nuove dichiarazioni in una conferenza sportiva in Italia, confessando la sua delusione per la decisione di esonero, sottolineando di essere sulla strada giusta.
Durante la conferenza Benítez ha ricordato che la squadra giocava bene nonostante le difficoltà, tra cui l’infortunio di Benzema, condizioni che, secondo lui, avrebbero potuto cambiare con un po’ più di tempo e con il ritorno del francese dopo un periodo di assenza.
“La mia squadra a Madrid giocava bene e segnava, ma non avevamo tutto il tempo che serviva per dimostrare che il progetto poteva funzionare”, ha dichiarato, aggiungendo che la gestione non gli ha dato spazio sufficiente, soprattutto quando si era a sole cinque lunghezze dal Barcellona a gennaio.
Benítez ha anche spiegato che la sua idea tattica non era una sconfitta di campo, ma una differente lettura del contesto: “Non è stato un fallimento totale, bensì l’inizio di un progetto non completamente realizzato. A volte la percezione esterna è più dura della realtà interna”.
Un aneddoto riportato dall’allenatore riguarda Fernando Torres: durante una sessione di allenamento, Torres aveva adottato in modo sorprendente una routine simile a quella di Benítez. “Ti stavo osservando e ho sorriso: sembra che tu stia ancora seguendo i nostri principi”, ha raccontato. L’episodio ha messo in luce l’impatto delle sue idee sportive su chi poi è diventato allenatore.
Da Manchester a Liverpool, da Valencia a Nuova York: dopo Madrid Benítez ha guidato Newcastle United, Dalian Pro, Everton e, infine, è tornato in Liga con il Celta Vigo. Il suo incarico al Celta è terminato nel marzo 2024, dopo una sconfitta netta contro lo stesso Real Madrid, una curiosa ironia che racconta una stagione di alti e bassi.
Ora, a 65 anni, è in pausa ma non chiude le porte: crede di poter tornare in panchina se nasce un progetto che gli permetta di mettere in pratica la sua filosofia. Secondo lui, la capacità di influenzare altri allenatori è una parte importante della sua eredità e della sua carriera.
Benítez resta una figura di rilievo tra gli allenatori spagnoli del nuovo millennio, ricordato per la Champions League vinta nel 2005 con il Liverpool e per i due Scudetti in Liga con Valencia, oltre a numerosi successi internazionali. Ma la storia con il Real Madrid resta una ferita aperta, un promemoria che nel calcio il tempo non è mai neutro.
“Nel calcio non basta essere sulla strada giusta: bisogna allinearla ai tempi del club e alle aspettative dei tifosi. A Madrid, i tempi scorrono più veloci di qualsiasi altra parte,” ha chiosato.
Blitz finale: “Se il tuo piano è una freccia, assicurati che colpisca; altrimenti resta a casa e fai allenare i palloni a una sedia.”; e un’altra freccia: “In panchina, se la tua tattica è troppo lenta, la gente chiama il cronometro e ti propone un contratto con la funzione ‘taglia tempo’.”