Da Benfica a Riyad: la sorprendente svolta internazionale di Rui Vitória
10 ottobre 2025

In un’intervista raccolta dalla stampa portoghese, Rui Vitória, celebre allenatore portoghese e protagonista di una delle carriere più internazionali del panorama recente, racconta come l’esperienza in Arabia Saudita abbia plasmato la sua visione del calcio e della gestione delle squadre. Non solo trofei, ma una trasformazione personale che ha reso la sua idea di gioco meno legata ai confini geografici.
Da Portogallo a Al Nassr: una svolta inaspettata
Vitória guidò l’Al Nassr nel 2019, dopo quattro anni di successi a Benfica, e conservò la posizione fino alla fine del 2020. “Cambiare è stato un cambiamento repentino. La mia carriera è stata quasi interamente in Portogallo e, francamente, non avrei mai immaginato di lasciare il mio Paese”, ha confidato nel corso dell’intervista. Ma l’opportunità saudita ha aperto orizzonti che prima sembravano lontani.
Ha aggiunto: “Mi sono trovato in un Paese che non pensavo potesse essere la mia destinazione. Ringrazio Dio per aver intrapreso quel viaggio: non solo per le condizioni economiche, ma perché mi ha spalancato il mondo”.
Vitória ha poi sottolineato come l’incontro tra culture diverse contribuisca a rafforzare la propria persona e la propria professionalità, superando la sensazione di confine imposta dalla routine quotidiana.
Un percorso internazionale: Spartak Mosca, Egitto e Panathinaikos
La sua avventura non si è fermata a Riyad: poco dopo ha guidato lo Spartak Mosca nel 2021, anche se l’esperienza russa è stata breve. Nel luglio 2022 ha accettato la sfida della nazionale egiziana, guidandola fino agli ottavi dell’Africa Cup of Nations 2023 e subendo l’esonero all’inizio del 2024. Nell’ottobre dello stesso anno, Vitória è tornato in Europa con Panathinaikos, dove ha guidato la squadra greca fino a settembre dell’anno successivo, quando il sodalizio ha deciso mutamenti tecnici.
Nel frattempo, Vitória ha parlato anche di Mohamed Salah, grande protagonista della nazionale egiziana. “Mohamed Salah è una personalità diversa: ha sempre dimostrato una comprensione profonda di cosa significhi essere al top. Molti cercano di emularlo, ma pochi vogliono fare ciò che ha fatto per arrivarci.”
Ha proseguito: “Con Salah e con altri talenti, ho appreso che non è solo una questione di abilità tecnica: è la capacità di restare centrati, di guidare i compagni e di gestire pressioni altissime, caratteristiche che si sviluppano anche grazie a esperienze lontane dal contesto originario.”
Vitória ha ricordato l’eroismo quotidiano dei giocatori e l’importanza di una leadership che sappia ascoltare e forgiare un gruppo, non solo individui. “La collaborazione tra culture diverse crea una strategia di squadra più ricca e flessibile.”
Esperienze e lezioni: tra le vittorie e le sfide
La carriera di Vitória in Arabia Saudita è stata segnata da momenti di grande successo, ma anche da ostacoli tipici di una gestione sportiva di alto livello: sfide tattiche, pressioni mediatiche e la necessità di adattarsi a campionati con sfumature competitive differenti. Queste esperienze hanno contribuito a una crescita professionale che va oltre i trofei, arricchendo la sua visione sul ruolo di allenatore in contesti internazionali.
Secondo Vitória, l’essere esposto a culture diverse sprona a riconsiderare schemi e priorità, a favore di un modello di gioco più inclusivo e dinamico, capace di valorizzare talenti come Salah in modo organico e duraturo.
Il tecnico ha ricordato che, nonostante la globalizzazione del calcio, la chiave resta la fiducia nei propri collaboratori, la pazienza e la capacità di adattamento: “Non si tratta solo di vincere, ma di costruire una mentalità che possa attraversare confini.”
In chiusura, Vitória ha offerto uno sguardo ottimista sul futuro: le esperienze internazionali hanno arricchito la sua cassetta degli attrezzi e continueranno a guidare le sue scelte, sia in club che a livello internazionale.
Punchline 1: Se vuoi cambiare mondo, diventa allenatore: è l’unico lavoro dove ti pagano per cambiare orizzonti. Punchline 2: Il deserto è solo una palestra all’aperto: meno docce, più focus, e il freelance delle tattiche si trasforma in un vero e proprio allenamento globale.