Il sogno di Jorge Jesus: quando il ritorno a Flamengo rischia di mettere in crisi Al Nassr
4 ottobre 2025

Il presidente di Flamengo, Cleber Leite, ha aperto una finestra sulla storia meno nota ma molto significativa della carriera di Jorge Jesus: nel 2021 l’allenatore portoghese aveva già una mano tesa verso Flamengo, ma chiese tempo per pensarci, e la decisione del club fu di affidarsi a Paulo Sousa. Secondo Leite, quel momento fu cruciale: una porta che si chiudeva e un’altra che non si sa ancora se si spalancherà definitivamente, proprio come una partita di calcio in cui un possesso deciso cambia il destino.
Jesus, originario del Portogallo, ha mosso i primi passi tra club minori prima di entrare nell’olimpo del calcio europeo con Benfica, dove tra il 2009 e il 2015 ha guidato la squadra a tre campionati nazionali e a finali europee, lasciando una impronta offensiva e un modo di intendere il gioco che lo ha reso noto come tecnico tattico e severo, ma anche capace di trasformare una rosa in una macchina da gol.
Il suo percorso in Oriente e nel Golfo ha approfondito il profilo: un’esperienza con lo spirito di mettere in mostra una filosofia di gioco chiara, che ha portato allo sbarco in Arabia Saudita. L’Era al Hilal e, successivamente, l’approdo a Al Nassr lo hanno visto conquistare titoli e riconoscimenti, dimostrando che la sua impronta resta una garanzia di prestazioni e di ambizioni fin dentro i grandi appuntamenti continentali.
Con Flamengo, Jesus ha vissuto momenti di grande successo, tra campionati, finali europee e una popolarità che ancora resiste tra i tifosi. In questa stagione, però, è la storia di Al Nassr a tenere banco: un club che ha puntato forte sul mercato estivo, guidato da Cristiano Ronaldo, e che ora guarda a una stagione di trionfi che possa affidarsi anche al peso della panchina allenata dal portoghese.
La partenza della stagione è stata promettente per lo stesso Al Nassr: una tappa di semifinale superata in Coppa dei Re o in Supercup, superata la squadra avversaria in una partita complicata, ma non priva di tensione. In campionato la squadra ha raccolto punti preziosi, segnando un record di reti e mantenendo la porta inviolata in diverse uscite, un segnale chiaro di un'intesa di squadra in crescita e di una mentalità vincente che prende forma.
In ambito continentale, l’inizio della prima fase della Champions League asiatica ha visto l’Al Nassr imporsi con autorità su avversari come l’Estiklol (5-0) e lo Zawa (2-0), mettendo in chiaro che l’obiettivo è competere con determinazione ad ogni livello. Nel torneo nazionale, il cammino è iniziato con una serie di vittorie che hanno alimentato l’entusiasmo dei tifosi, nonostante la pressione di dover confermare costanza e qualità su più fronti.
Dal punto di vista statistico, Jesus ha mostrato un netto miglioramento rispetto ai trascorsi, con una difesa che incassa poche reti e una fase offensiva che si è rivelata molto produttiva, soprattutto nelle prime 9 partite. Questo equilibrio è considerato come una delle chiavi della ricostruzione tattica che l’allenatore desidera imprimere al gruppo.
Adesso l’Al Nassr attende altre sfide importanti: una gara di campionato contro una pretendente al podio, un confronto asiatico dall’esito incerto ma stimolante, e una serie di impegni che dovranno confermare la crescita mostrata fin qui. Il club, guidato dal tecnico portoghese, sembra deciso a non lasciare nulla al caso, portando avanti una filosofia di gioco offensiva ma anche solida difensivamente, un tratto distintivo di Jesus che i tifosi riconoscono immediatamente.
La carriera di Jorge Jesus è stata una sorta di pellegrinaggio tra luci europee e successi internazionali, con una costante: la capacità di costruire squadre competitive partendo da una base tecnica solida. Nato nel 1954 in Portogallo, ha cominciato tra i ranghi di club minori, percorrendo poi un viaggio che lo ha portato a guidare Benfica, Sporting e Flamengo con stile, ritagliando una figura di tecnico che sa leggere le partite, adattarsi alle esigenze del gruppo e delle piazze che lo accolgono.
Negli anni, Jesus è diventato un punto di riferimento per chi cerca un calcio offensivo, capace di trasformare le potenzialità in traguardi concreti. La sua esperienza in Brasile, dove ha guidato Flamengo a successi importanti, resta una delle tappe più amate dei tifosi, che lo ricordano per la sua personalità forte e per la capacità di costruire una squadra che sa giocare in avanti con efficacia. Oggi, alla guida di Al Nassr, la sua fama si intreccia con le ambizioni del club di conquistare titoli nazionali e, perché no, valorizzare una rosa che punta a crescere e a dimostrare di poter competere anche ai massimi livelli internazionali.
Infine, resta centrale l’elemento umano: la percezione di un tecnico che non teme il confronto, che sa riconoscere i propri errori e che lavora per migliorare costantemente la propria idea di calcio. Con Jesus la squadra sa di avere una guida determinata, capace di ispirare i giocatori e di guidarli verso traguardi ambiziosi. E se il sogno di Flamengo resta nel cassetto, è inevitabile pensare che la sua passione per il calcio non conosca confini: il gioco non è solo lavoro, è una storia che si scrive con i piedi e con il cuore. E se qualche volta l’umorismo si insinua tra una tacca di vittoria e una sconfitta, è solo per ricordarci che anche i grandi allenatori hanno bisogno di una battuta per restare umani.
Note di chiusura
Two punchlines, prestate all'allenatore: 1) Se la tattica è un’arte, Jesus è un pittore: dipinge muri difensivi e poi li distrugge con una pennellata offensiva. 2) Se il calcio fosse una ricetta, Jesus metterebbe sempre un po’ di pepe: talenti, coraggio e un pizzico di lunedì mattina per ricordare a tutti che il lavoro paga… ma solo se si rompe la resistenza.