Sette Mondiali nel mirino: Sauditi all’assalto del playoff contro l’Indonesia per il Mondiale 2026
7 ottobre 2025

Gli appassionati hanno gli occhi fissi sulla sfida tra Arabia Saudita e Indonesia, al stadio di Gedda, valevole per lo spareggio asiatico che potrebbe garantire un posto al Mondiale 2026, ospitato dagli Stati Uniti, dal Messico e dal Canada. Il sostegno è grande e la squadra saudita è determinata a tornare ai Mondiali per la settima volta.
La formazione saudita disputerà due partite nel gruppo di playoff: l’apertura contro l’Indonesia, quindi la sfida con l’Iraq il 14 ottobre, crocevia potenzialmente decisivo per definire chi accompagnerà l’Asia al Mondiale nel continente americano.
Nonostante l’ambizione e la guida dell’allenatore francese Hervé Renard, resta viva la memoria del passato: l’eco del playoff cruciale del 2010 contro il Bahrain, una sconfitta che grava sulle menti dei tifosi e dello staff.
La strada difficile verso il settimo sogno
Questa volta lo spareggio arriva con una lunga esperienza di qualificazioni continentali: la nazionale saudita ha preso parte a sei Mondiali, l’ultima volta nel 2022 a Qatar. Tuttavia, la recente sconfitta contro l’Australia 1-2 a Gedda ha fatto scivolare la squadra al terzo posto nel gruppo C, dietro Giappone e Australia, costringendola a percorrere nuovamente il cammino dei playoff.
Secondo le regole AFC, i primi di ogni gruppo si qualificano direttamente, mentre le seconde classificate disputano lo playoff per determinare l’ultimo posto continentale, con il vincitore che si unisce al playoff intercontinentale in marzo.
Memorie non si cancellano: 2010
Il ritorno al playoff riporta la memoria agli eventi del 2010, quando l’Arabia Saudita affrontò il Bahrain in due gare decisive per l’accesso al Mondiale di Sud Africa 2010. L’andata a Manama si concluse 0-0, mentre il ritorno a Riyadh fu una notte amara: 2-2 e Bahrain qualificato grazie agli gol segnati fuori casa, ponendo fine al sogno saudita.
Da quel momento la squadra ha proseguito il percorso, ma quella memoria resta come un peso psicologico da affrontare in questa campagna verso il Mondiale 2026.
Dall’Angus a Renard: condizioni cambiano, sfide restano
Nel 2010 la squadra fu guidata da un tecnico brasiliano, con una fase di transizione che portò a cambi frequenti e a una lunga ricerca di stabilità. Oggi, la rosa è stata ampiamente rinnovata e l’allenatore Hervé Renard guida una formazione che mescola giovani promesse ed esperti di alto livello, pronta a sfidare l’ignoto con determinazione.
Renard ha sottolineato di credere nella capacità della squadra di ripetere i successi del 2018 e del 2022: “abbiamo una squadra pronta a dimostrare sul campo la nostra crescita e la nostra maturità”.
In vista dell’impegno contro l’Indonesia, Renard ha dichiarato: “Siamo pronti per questa prima sfida a Gedda; abbiamo la volontà di chiudere la pratica qui, con la certezza di poter raggiungere il Mondiale insieme ai giocatori”.
Ha aggiunto: “anche se la rosa è cambiata, il livello tecnico è in crescita e lo vedremo sul campo. Dobbiamo migliorare alcuni aspetti, ma stiamo percorrendo la strada giusta”.
Tra ambizione del pubblico e lezione storica
La nazionale saudita sa che le due prossime uscite segnano una svolta decisiva: la vittoria sull’Indonesia avvicina al Mondiale, ma il cammino resta segnato dall’ombra del 2010, quando la qualificazione sfuggì all’ultimo minuto.
La corsa resta quindi una prova di carattere: l’allenatore e i giocatori hanno messo in chiaro che la squadra sta crescendo, integrando talento e disciplina, per presentarsi al Mondiale 2026 con la massima determinazione.
Infine, due battute per alleggerire la tensione: Se questa qualificazione fosse una password, sarebbe Mondiale2026; se dovesse fallire, cambieremo password e tastiera; magari funzionerà.
E se la palla potesse parlare, forse direbbe: “non prendiamoci troppo sul serio: siamo solo una sfera con un sogno”.