I tifosi del Barcellona hanno vissuto una stagione positiva grazie a Hans Flick, tecnico tedesco che ha riportato il club al centro della scena nazionale e, per una volta, lontano dalle crisi interne che avevano accompagnato gli ultimi anni.
Flick ha guidato il Barça alla conquista della Supercoppa spagnola, della Copa del Rey e, soprattutto, alla riconquista della Liga, restituendo ai blaugrana una traccia di dominio domestico dopo la perdita della stagione precedente.
La delusione principale è arrivata in Europa: il percorso in Champions League si è fermato in semifinale contro l’Inter, spegnendo la speranza di un successo continentale che mancava da tempo. Le orecchie d’oro, simbolo della Champions, restano l’obiettivo principale dei tifosi per la prossima stagione, nonostante il contratto e l’ombra di possibili cambi di scenario abbiano accompagnato il club.
Inizio esplosivo e finale amaro
La carriera di Flick ha preso forma circa trent’anni fa, iniziando nel 1996 come giocatore-allenatore di Viktoria Bammental, prima di guidare Hoffenheim tra il 2000 e il 2005. Nel suo primo anno, portò Hoffenheim alla promozione in terza divisione, aggiungendo anche il salto in quarta divisione come trofeo personale.
Successivi tentativi di salire in Zweite Liga si rivelarono infruttuosi e l’allenatore fu esonerato dopo quattro tentativi. Dopo un lungo periodo lontano dalla panchina principale, riemerso nel 2019 con il Bayern Monaco, Flick ha dimostrato che una partenza esplosiva può coesistere con una fine spesso malinconica, soprattutto nelle storie che intrecciano grandi club e grandi responsabilità.
La sextet del Bayern
La stagione 2019-2020 ha consacrato Flick: al Bayern Monaco, in quell’annata, ha vinto tutto ciò che si poteva vincere, diventando la seconda squadra della storia a conquistare una sextet, dopo Barcellona. Il tecnico tedesco fu premiato come miglior allenatore d’Europa e guidò la squadra a una Champions League senza sconfitte, un’impresa storica.
Nel secondo anno, seppur non in maniera drammatica, le dinamiche cambiarono: il Bayern vinse ancora il campionato, ma perse la Coppa di Germania contro lo Holstein Kiel ai rigori e uscì dalla Champions ai quarti contro il PSG. Al termine della stagione, Flick lasciò la panchina bavarese per prendere in mano la nazionale tedesca, con la consapevolezza che ogni alba porta anche una nuova sfida.
Una pagina storica in Germania e ritorno al Barça
Con la nazionale tedesca, l’inizio fu scintillante: otto vittorie nelle prime otto partite di qualificazione al Mondiale 2022. Poi arrivò una lunga fase di flessione, quattro pareggi di fila e una sola vittoria nelle partite di gruppo della Nations League, con l’eliminazione prematura dai tornei europei e Mondiale successivi.
La lettura finale fu quella di una stagione di alti e bassi: Flick fu esonerato dopo la delusione del Mondiale e tornò a respirare la dimensione di club in Spagna, guidando il Barcellona. Sotto la sua gestione, Barça ha mostrato una capacità di fronteggiare i grandi club e ha puntato molto sui talenti emergenti, accendendo nuovamente l’aspirazione di grandi trionfi internazionali. L’inizio della stagione 2024-2025 è stato tonico, ma con segnali di fragilità nelle fasi decisive della Champions, e nel Clasico la squadra è sembrata meno dominante rispetto al recente passato, alimentando timori su una possibile ricaduta.
Il club rischia di pagare l’elevato livello di pressione e di aspettative, ma resta una formazione capace di ribaltare le sorti di una partita in qualsiasi momento. L’obiettivo resta chiaro: tornare a competere al massimo livello europeo mentre si costruisce una base solida per il futuro, tra talento giovane e contatti con la dirigenza per assicurare una continuità non sempre garantita dal mercato.
Premesse comunque incoraggianti, ma l’andamento della stagione resta incerto: l’equilibrio tra gloria locale e ambizione continentale è la vera sfida di Flick a Barcellona. E se il tecnico riuscirà a tenere insieme questi fili, la prossima estate potrebbe affidargli nuove responsabilità e, chissà, nuove orecchie d’oro da contendersi sul palcoscenico europeo.
E ora due battute da sniper: se Flick resta in Spagna, la Liga diventa la sua arena personale, dove la precisione è tutto e una palla può fare miracoli. E se la Champions resta ostica, beh, almeno la Liga non ti chiede di cambiare tavolo ogni giorno al ristorante: è già seduta, orientata e pronta a servirti un nuovo titolo.