Juventus in fuga dall’ombra di Tudor: la panchina cambia rotta e il mercato è aperto
27 ottobre 2025
Contesto e decisione
Secondo i quotidiani, la Juventus ha deciso di porre fine all’esperienza di Igor Tudor, allenatore croato, dopo una serie di risultati deludenti che hanno proiettato la “Vecchia Signora” in una delle fasi meno brillanti degli ultimi anni.
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, Tudor è stato informato della decisione in attesa di un comunicato ufficiale atteso nelle prossime ore, ponendo fine a una prova breve ma rumorosa a Torino.
L’interruzione è arrivata dopo tre sconfitte consecutive contro Como, Real Madrid e Lazio, e otto gare senza vittorie in tutte le competizioni, la peggior striscia della squadra dal 2009.
La squadra non è riuscita a segnare in nessuna delle ultime quattro partite, aumentando la pressione della tifoseria e dei media sull’allenatore croato.
L’ultimo successo della Juventus con Tudor risale al 13 settembre contro l’Inter; da quel momento è iniziata una fase di netta flessione, sia nei risultati sia nel gioco. Con la sconfitta all’Olimpico contro la Lazio (1-0) nel weekend, sembra che la dirigenza abbia deciso di chiudere la sua esperienza.
Prospettive e sostituti
La dirigenza valuta una soluzione interna temporanea: Massimo Brambilla, allenatore della primavera, potrebbe guidare la prima squadra contro l’Udinese nella nona giornata di Serie A.
La decisione sull’esonero era già sul tavolo prima della sfida contro la Lazio, ma la divisione all’interno del consiglio ha rimandato la scelta anche dopo la partita.
La Gazzetta dello Sport aggiunge che alcuni dirigenti non erano convinti della necessità di un esonero immediato, ma la mancanza di identità e i risultati hanno reso insostenibile la situazione, portando all’addio nonostante l’esito della prossima gara contro l’Udinese.
Con una rosa che non ha ancora trovato una fisionomia stabile, i nomi dei possibili sostituti sono stati accostati: Luciano Spalletti, Roberto Mancini, Rafael Baldini e Tiago Motta, rappresentanti di diverse idee sul lungo termine o sull’immediata ripresa dell’identità.
Questo scenario riflette una crisi che va oltre gli schemi tattici: alcuni dirigenti puntano a un progetto a lungo termine con un tecnico giovane, altri cercano un nome importante capace di restituire subito ordine e identità in campo.
La crisi non è solo tecnica: alcuni analisti sottolineano problemi gestionali e finanziari che accompagnano la fase di transizione post-indagini e controversie societarie.
Tudor ha provato a dare al team una solidità difensiva e transizioni rapide, ma l’assenza di una base di giocatori affidabili e di una formazione stabile ha ostacolato il risultato. La prossima partita contro l’Udinese, guidata da Brambilla, servirà da banco di prova per il futuro della panchina e del progetto.
Del Piero non manca di dire la sua: secondo l’ex capitano, ora opinionista Sky, l’allenatore non è la causa unica del crollo. La squadra deve ritrovare equilibrio, costruzione e identità, non basta cambiare volto per risolvere problemi strutturali.
In un contesto di crisi che va oltre il semplice piano tecnico, la Juve affronterà un’importante fase di ricostruzione. Tudor ha cercato una identità basata su solidità e rapidità, ma il gap con i contendenti resta evidente. La prossima sfida contro Udinese potrebbe essere un crocevia decisivo.
Punchline: se Tudor è il problema, la panchina della Juve resta l’unico palcoscenico dove cambiare era il nome, non la sostanza. E se arriva un big per sistemare tutto, ricordate: nel calcio italiano l’identità è spesso in saldo e la storia, purtroppo, è sempre in k.o. doppio. Ecco la morale: una buona tattica è utile, ma una vera identità è quella che resiste alle crisi... o che fa finta di resistere finché non arriva un nuovo allenatore. Almeno il caffè resta una costante nel giorno di mercato.