Quando la Roja è in campo: Clemente difende De La Fuente e mette Vinícius Jr sotto i riflettori
17 novembre 2025
La Roja sotto esame: Clemente difende De La Fuente e critica Vinícius Jr
Javier Clemente, ex allenatore della nazionale spagnola, offre una lettura franca su diverse questioni che agitano il calcio spagnolo in questo periodo.
Difende con fermezza Luis de la Fuente, tecnico attuale, contro le critiche, e nel contempo non lesina una stoccata a Vinícius Júnior, definendo il comportamento osservato nel Clasico "molto brutto" e segno di una mancata cultura calcistica.
In un'intervista a As, Clemente espone la sua visione della Roja per il Mondiale: non è necessariamente la candidata numero uno, ma è sicuramente tra cinque o sei formazioni che possono lottare per il titolo.
Sottolinea che lo stile della nazionale è rimasto stabile nel tempo, dall’Under-21 agli A, un aspetto che considera positivo e che aiuta a mantenere una linea coerente.
Parla poi della lista di De La Fuente per il Mondiale, ritenendo che l’allenatore abbia fissato una prima rosa di circa 20 su 25-26 giocatori, con 14-15 contendenti per i restanti slot.
Osserva differenze tra De La Fuente e Luis Enrique: uno è più tranquillo e l’altro più d’urto, e difende De La Fuente dalle critiche iniziali, ricordando i successi nelle categorie giovanili e olimpiche.
Ribadisce che i successi con la squadra principale hanno dimostrato la sua idoneità al ruolo, nonostante l’insoddisfazione di alcuni analisti.
Riguardo la controversia tra De La Fuente e l’allenatore del Barcellona, Hans Flick, Clemente ritiene Flick una persona rispettosa ma ritiene che alcune dichiarazioni siano state esagerate; non intendeva insultare nessuno.
Analizza anche la pressione sui giovani come Lamine Yamal, insistendo sull’importanza di far crescere i talenti con un adeguato supporto medico e senza spinte premature.
Si sofferma sull’intervento dedicato a Vinícius Jr.: la sua uscita nel Clasico è stata definita "brutta, molto brutta" e segno di una mancanza di cultura calcistica. Ritiene che sia stato un episodio unico nella sua lunga carriera, a parte una lite con Sarabia per motivi di scelta di partita.
Valuta la situazione della Liga: Real Madrid e Barcellona restano tra i favoriti, citando una saggezza calcistica che recita di restare vicini al vertice nell’andamento della stagione per poi spiccare il salto nel momento decisivo.
Sul tema della filosofia difensiva di Flick, dice che non può offrire consigli a un tecnico della sua caratura, ma richiama all’episodio in cui criticò l’operato di Setién, ritenendo che alcune dichiarazioni non fossero opportunhe.
Condivide anche aneddoti della sua esperienza con Xabi Alonso ai tempi della Real Sociedad, spiegando come lo incoraggiò a trasferirsi all’Eibar per avere minuti, e come la personalità di Alonso lo abbia accompagnato fino al ruolo di allenatore della Real Madrid.
Conclude parlando di Siltón Sánchez, giovane promessa dell’Athletic Bilbao: lo ha visto all’opera domenica scorsa e ha notato potenzialità, pur invitando a non sovraccaricarlo di responsabilità prima di avere una valutazione medica adeguata, soprattutto dopo l’esplosione di Yamal a Barcellona.
Una carriera incredibile
Javier Clemente è una figura di spicco nella storia del calcio spagnolo: difesa solida, disciplina tattica e personalità decisa hanno segnato la sua lunga carriera. Nato nel 1950 nel Paese basco, iniziò come giocatore con l’Athletic Bilbao ma un infortunio grave interruppe la carriera da calciatore all’età di 24 anni, aprendo la strada al verschio del suo destino da allenatore.
Con l’Athletic Bilbao guidò la squadra a due titoli di Liga consecutivi (1983 e 1984) e alla Copa del Rey, imponendo uno stile difensivo che divenne la sua cifra distintiva. Nel 1992 diventò ct della Spagna, conducendo la Roja ai Mondiali del 1994 e del 1998 e all’Europeo del 1996. Nonostante le critiche sul carattere difensivo del suo calcio, lasciò un’impronta importante, riscoprendo disciplina e spirito competitivo nello spogliatoio.
Dopo l’esperienza con la nazionale, Clemente ha allenato diverse squadre e nazionali, tra cui Serbia, Camerun e Libia, oltre a club come Espanyol, Betis e Real Sociedad. In ogni tappa ha mantenuto la sua reputazione di tecnico schietto, contribuendo a forgiare un’eredità di rigidità tattica e tenacia.
Oggi è considerato uno dei simboli del tradizionale metodo di allenamento spagnolo: disciplina, organizzazione difensiva e un modello di squadra resistente che ha ispirato generazioni, rimanendo una presenza influente nella storia del calcio spagnolo.